Diritto amministrativo

Grazie all’introduzione nel nostro sistema del paradigma dell’open government, il cittadino è oggi tendenzialmente sempre più coinvolto nell’agire pubblico.

Ciò determina, tuttavia, una serie di problematiche anche connesse alla tutela giurisdizionale accordata al cittadino, “primo attore della trasparenza” (quale condizione di conoscibilità ed “accountability” in favore della generalità dei consociati), sia pure nell’ottica del giusto equilibrio tra interesse pubblico e interesse privato.

Tali problematiche investono, in particolare, la delicata materia dell’accesso agli atti, nella quale il ruolo dell’avvocato è quasi sempre decisivo, richiedendo una approfondita conoscenza degli istituti giuridici (non sempre coerenti tra loro e di agevole interpretazione) e delle dinamiche processuali.

Lo studio Molinaro ha acquisito in questo campo vasta esperienza attraverso la proposizione di ricorsi avverso provvedimenti di “silenzio-diniego” o determinazioni esplicite di accoglimento o rigetto della ostensione da parte della P.A., per di più estesa anche ad aspetti di natura penale dipendenti da condotte omissive dei pubblici funzionari obbligati a fornire risposta, secondo l’esplicita previsione contenuta nell’art. 328, comma 2, c.p.

Da ultimo, peraltro, la questione “trasparenza” si è anche arricchita di nuovi contenuti dai risvolti imprevedibili da quando, accanto alle altre forme di accesso tradizionale, è stata codificata – con il d.lgs. n. 97 del 2016 – una nuova tipologia di ostensione, il c.d. “accesso civico generalizzato”, noto anche come “FOIA” (“Freedom Of Information Act”).

Il Garante ritiene, infatti, che non sia possibile riconoscere una indiscriminata prevalenza al diritto di accesso generalizzato a scapito di altri diritti ugualmente ritenuti meritevoli dall’ordinamento, come quello alla riservatezza e alla protezione dei dati personali.

Ciò in quanto si vanificherebbe il necessario bilanciamento degli interessi in gioco che richiede un approccio equilibrato nella ponderazione delle diverse posizioni soggettive coinvolte, in guisa da evitare che i diritti fondamentali di eventuali controinteressati possano essere gravemente compromessi dalla incondizionata partecipazione a terzi di dati, informazioni e documenti che li riguardano.

A tale bilanciamento sono – del resto – tenute le stesse pubbliche amministrazioni nel dare applicazione alla disciplina in materia di accesso generalizzato, secondo quanto ribadito dalle linee guida dell’ANAC.

Da altra angolazione, può invece sostenersi che la difesa ad oltranza del diritto alla riservatezza va nella direzione opposta a quei modelli di amministrazione condivisa, policentrica, pluralistica e paritaria e contravviene, altresì, al principio di sussidiarietà orizzontale (previsto dall’art. 118 della Costituzione ed in base al quale i poteri pubblici “favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli ed associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”).

La funzione sociale e costituzionale dell’avvocato può contribuire all’equo contemperamento degli interessi coinvolti e rappresentare – nell’evoluzione interpretativa dei diversi istituti messi a confronto – il giusto strumento per garantire l’ affermazione, per un verso, del principio di legalità e, per altro verso, per una più incisiva tutela dei diritti della personalità, compreso quello del singolo a tenere segreti aspetti, comportamenti e atti relativi alla sua sfera intima.